Seminato genovese, graniglia e cementine

Le vecchie cementine e graniglia dei pavimenti mi ricordano la prima adolescenza ed una villa, credo degli anni ’20, che allora visitavo spesso. Mi rifugiavo nelle sue stanze ombrose per disegnare, circondata dal silenzio quasi palpabile; le persiane della porta-finestra filtravano la luce e le davano una morbidezza accentuata dalla finissima polvere che vi galleggiava. Tempi felici.

Mi incuriosivano di più le cucine della servitù, nel seminterrato, perfettamente ordinate per potervi preparare le prelibatezze della cucina locale. I pavimenti erano bianchi e neri, a scacchiera, ed accentuavano la gamma dei colori desaturati, calmi e neutri.

Polvere, sabbia, ghiaia ed altri materiali poveri o pregiati possono essere trasformati in cementine, graniglia o seminato genovese e combinati con infinite possibilità ornamentali e cromatiche.

L’effetto e molto elegante, ma senza ostentazione; potremmo intendere un seminato genovese come una più discreta interpretazione del mosaico.

I materiali che vengono usati per comporlo sono frammenti di pietre e marmi toscani, liguri o veneti. Per posarlo si usa un letto colorato con le terre per completare il desiderato effetto cromatico. Seguendo un disegno eseguito a mano libera o a spolvero (come nella tecnica dello sgraffito), viene tracciato il bordo dei riempimenti.

Infine si compongono le pietre, il pavimento viene levigato e lucidato con olio di lino.
Uno degli accostamenti più ricorrenti del seminato genovese sono fasce ornamentali in bianco e nero, ma non solo: verde, giallo oro, grigio e diaspro rosso formano questi splendidi pavimenti.


Le cementine dell’inizio del ’900 divennero di grande moda anche per l’indiscutibile innovazione che portarono.

Tessieri, la fabbrica di Lucca che anche oggi continua la produzione delle piastrelle in cemento e graniglie, conosce i segreti di quest’arte e custodisce una collezione di 300 stampi in bronzo come ispirazione o suggerimento per il disegno.


Commenti